DISTURBI DEL LINGUAGGIO: DALLA DIAGNOSI ALLA CURA

Elementi di diagnostica e caratterizzazione

I disturbi del linguaggio rappresentano un gruppo eterogeneo di disfunzioni che riguardano le abilità linguistiche. Essi possono essere suddivisi in due grandi categorie: i disturbi del linguaggio primari (o D.S.L. – disturbi specifici del linguaggio) caratterizzati dall’assenza di problemi cognitivi, relazionali, neuro-motori e sensoriali e i disturbi del linguaggio secondari (conseguenti, ad esempio, a lesioni cerebrali). Il linguaggio è una facoltà dell’uomo di comunicare ed esprimersi per mezzo di suoni articolati ed organizzati in parole, atte ad individuare immagini e distinguere rapporti secondo convenzioni implicite e valide secondo il tempo e lo spazio. Tali convenzioni riguardano, per l’appunto, i termini e i loro ‘significanti’. A ciò si associa, inoltre, il concetto di fonosimbolismo, rappresentato da tutti quei caratteri che sono veicolati dalla parola in virtù del proprio suono e non in funzione del proprio significato. Al concetto di linguaggio si associa quello di eloquio, inteso come ‘modo di parlare’ (ad esempio un “eloquio preciso o elegante”). Nella fattispecie della nostra osservazione clinica l’eloquio può essere fluente, quando appunto scorrevole ed organizzato, mentre può essere, diversamente, accelerato, ansioso, destrutturato, rallentato, povero, stentato e difficoltoso. Altri modelli e stili possono essere rappresentati da un blocco dell’eloquio o da una circostanzialità, una perseverazione del medesimo o, addirittura, da mutismo o fuga delle idee. Un altro elemento meritevole di essere ricordato è la differenziazione tra incapacità di utilizzare il linguaggio in maniera appropriata, oppure di comprenderlo. Si tratta di due difficoltà che possono essere presenti contemporaneamente oppure manifestarsi in maniera singola e disgiunta. Dunque tali disordini possono riguardare aree del linguaggio che siano espressive (riguardanti l’emissione della parola) o ricettive (riguardanti la comprensione della parola) e possono manifestarsi già in età prescolare se il percorso di apprendimento del linguaggio, da parte del bambino, mostra un andamento atipico rispetto alle attese. In taluni bambini, come ad esempio quelli affetti da un disturbo autistico, può esservi una difficoltosa espressione linguistica, nel senso della produzione, mentre può risultare meno alterato, o inalterato, l’asse della comprensione del linguaggio parlato.

Quali sono le tappe dello sviluppo linguistico?

Ricordando quelle che sono le tappe fondamentali della formazione del linguaggio diremo che il bambino manifesta la lallazione (ripetizioni di vocali e consonanti, i primi fonemi) intorno a 6 mesi circa e quest’attività lo diverte e lo stimola a continuare nella vocalizzazione. Intorno ai 9-12 mesi il bambino interagisce più compiutamente con le altre persone, dando luogo ad una comunicazione verbale intenzionale, cui si associa la comunicazione cosiddetta gestuale poiché il bimbo comprende che può comunicare con gli altri anche attraverso i gesti e la mimica (i suoi gesti più frequenti sono i baci mandati ai familiari, il fare ‘ciao’ con la manina, oppure l’indicare gli oggetti). Seguono le prime parole. E’ questa la fase che parte dal primo anno di età. Col progredire dell’apprendimento il vocabolario si amplia sensibilmente dai 12 ai 24 mesi, fino ad una conoscenza dalle 20 alle 50 parole, raggiungendo la soglia delle 100-150 parole intorno ai due anni, il che corrisponde ad uno standard definito ‘normale’. La capacità di formare ed articolare frasi complete e comprensibili si acquisisce e si consolida tra i 24 e i 36 mesi. Il lessico si arricchisce ulteriormente e scompaiono le semplici parole onomatopeiche.

Segnali di possibile interpretazione patologica

Alcuni tra questi sono, ad esempio, l’assenza della lallazione, la scarsa comunicazione gestuale, le difficoltà di comprensione del linguaggio parlato, un repertorio lessicale ridotto (inferiore a 15 parole intorno ai 18 mesi e 50 parole intorno ai 24 mesi) e scarse capacità di formulare frasi complete o di avvalersi di un linguaggio chiaro (nelle età cronologiche successive).

Un importante problema di diagnosi differenziale

Parlare di D.S.L. pone una questione implicita, che è quella della diagnosi differenziale poiché dire disturbo specifico del linguaggio significa dire che questo disturbo non è collegato a né causato da altri disturbi evolutivi del bambino. La definizione, come dicevamo anche in precedenza, contiene in sé gli elementi della primarietà. Per questo non saremo in presenza né di un ritardo mentale, né di un disturbo dell’udito. E’ davvero fondamentale escludere che sia un bimbo affetto da ipoacusia grave o, addirittura, da sordità. L’esecuzione dei cosiddetti potenziali evocati uditivi sarà dirimente in tal senso. Altro elemento che troviamo associato ad un disturbo del linguaggio in senso generale è la cosiddetta parafasia, un tipico disturbo che consiste nella sostituzione di termini esatti con altri sbagliati o nel cambiamento d’ordine di sillabe e parole. Per cui il discorso, nei casi più gravi, risulta di difficile o di impossibile comprensione. Anche in questo caso la diagnosi dev’essere il più possibile accurata e viene effettuata a seguito di un’attenta valutazione neuro-psicologica.

L’intervento musicoterapeutico nei disturbi del linguaggio

Tale intervento è assolutamente sinergico con quello del logopedista. Seguono gli obiettivi clinici programmabili per questo cluster di disordini:

  1. Accentuare la rilevanza dei caratteri morfo-sintattici;
  2. Sincronizzare l’attività elettrica corticale con le sillabe forti, cioè dotate di accentuazione tonica;
  3. Realizzare un testo musicato da condividere con il paziente;
  4. Favorire l’esplorazione della voce;
  5. Improvvisazione vocale creativa;
  6. Realizzare un’associazione onomatopeica relativa a ciascun oggetto sonoro
  7. Implementare le attività visuo-cognitive associate all’apprendimento della parola;
  8. Implementare la spinta volitiva a produrre suono in modo attivo.

Per un ulteriore approfondimento si consiglia, quale rimando bibliografico, il testo “Musicoterapia Clinica” (Autore: Marco Di Matteo) edito da Artemia Nova Editrice. Diversamente, e se vorrà, il lettore potrà contattare lo Studio di Musicoterapia Clinica in Pescara, di cui cui questo blog e questo sito rappresentano le espressioni conoscitiva e scientifica web, in linea con la nostra casistica clinica maturata in anni di pratica professionale.

Dott. Marco Di Matteo

Dr. Marco Di Matteo

Medico chirurgo, musicoterapeuta clinico, docente e autore
Laureato in Medicina e Chirurgia, ha conseguito il diploma accademico di alta formazione in Musicoterapia. Docente incaricato di Chitarra Moderna presso lo studio musicale “Modern Guitar” di Pescara, docente accademico a contratto di Musicoterapia, C.T.U. Del Tribunale di Pescara, C.T.P. per la valutazione del danno biologico, autore letterario.

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Lo Studio di Musicoterapia Clinica si trova a Pescara, in Via Cesare Battisti, 31. Si riceve solo su appuntamento.