Affrontiamo in questo articolo un tema di grande attualità sul quale si interrogano molto spesso genitori e soprattutto insegnanti, in generale tutti coloro che hanno un ruolo di tutoring sui più giovani, i quali con prevalenza sempre crescente risultano soffrire di questo disagio psichiatrico. L’argomento è il disturbo borderline di personalità in età adolescenziale. Delucidazioni sul tema vengono chieste sempre più di frequente a chi è in prima linea (medici, psichiatri, psicologi, professionisti d’aiuto) con questi disordini della giovane età, e non solo.
Come si presenta un adolescente con disturbo borderline?
Sostanzialmente si tratta di ragazzi che hanno una grande instabilità emotiva, esposti perciò a cadute depressive molto intense, crolli emotivi molto evidenti in relazione soprattutto ad eventi stressanti di rilievo, dinieghi da parte di altri, eventi deludenti come una delusione d’amore oppure stressors generici come un esame o qualunque cosa ingeneri una richiesta di energia psichica particolarmente elevata da parte loro. A queste cadute emotive, nella forma delle grandi depressioni, si accompagnano anche dei comportamenti anomali al limite della convivenza accettabile e perciò definibili antisociali, finanche violenti. Anzi possiamo certamente affermare che uno degli elementi che maggiormente si reperiscono nel soggetto borderline è proprio l’aggressività (anche fisica e non solo verbale o nell’atteggiamento) auto- o etero-diretta. Pertanto il comportamento tipicamente borderline potrà anche slatentizzarsi nella forma di un autolesionismo e in questo ci ricolleghiamo ad uno degli altri contenuti di questo blog. I comportamenti violenti ed antisociali (perciò rivolti ad altri) possono dar luogo a condotte di tipo delinquenziale, con le inevitabili ripercussioni sul piano penale oltre che civile.
La diagnosi precoce è vitale
L’importanza di una diagnosi precoce risiede nel fatto che questi ragazzi debbono essere il più presto possibile avviati ad un percorso di recupero terapeutico perché per loro molto si può fare e sarebbe davvero delittuoso abbandonarli al proprio destino. E’ necessario dunque un atteggiamento terapeutico deciso ed in cui degli stimoli esterni opportunamente direzionati da un terapeuta esperto possano dare dei lumi importanti in modo che questa personalità non si congeli e non diventi un disturbo conclamato e particolarmente grave dell’adulto. Dunque questi ragazzi potranno rivelare risultati clinici davvero importanti, se avviati precocemente e per la giusta durata, oltre che nelle mani più idonee, a dei percorsi di riabilitazione efficaci. La psicoterapia è il gold standard. congiuntamente a tutte le altre metodiche con le quali è previsto un approccio integrato, ivi compresa la Musicoterapia che si candida, con altissimi favori della comunità neuroscientifica, ad ottenere risultati pregevoli, di concerto con tutte le altre professioni d’aiuto e con la finalità comune di restituire una vita di buona qualità a questi ragazzi.
Disturbo borderline, nucleo psicotico e funzione della Musicoterapia
Tutti le entità patologiche raggruppate nel cluster dei disordini a nucleo psicotico, a prescindere dal loro nome e dalla loro origine, risultano accomunate da un unico, grande carattere distintivo: un patologico rapporto con la realtà circostante, la cui percezione, da parte del paziente, appare più o meno gravemente turbata. L’altro elemento fortemente distintivo di ogni affezione a nucleo psicotico è il fatto che questi pazienti siano egosintonici, vale a dire poco o nulla consapevoli del proprio stato patologico. La Musicoterapia, praticata con questi pazienti, consente di utilizzare il suono come mezzo di proiezione, di rinforzare nel soggetto il contatto con la realtà promuovendo il riconoscimento del fatto sonoro come terzo polo della relazione, di tentare di recuperare una sintonizzazione affettiva valida e funzionante, di direzionare sugli altri l’investimento energetico sottoposto a ritiro, concausa dell’enorme habitus depressivo di questi soggetti. La Musicoterapia, inoltre, modulerà l’aggressività e l’angoscia e contrasterà lo stato di iper-attivazione tipico di alcuni centri nervosi di questi pazienti, tentando una neuro-modulazione assai coerente con quanto realizzato da alcuni farmaci, ma consentendo anche di modulare in senso diminutivo la terapia farmacologica. Sarà sostanziale ed irrinunciabile, in tal senso, la collaborazione del musicoterapeuta con il medico.
Dott. Marco Di Matteo