In quest’articolo del blog parliamo di un argomento di grande importanza. Probabilmente è la prima volta che sul web viene affrontato in questi termini. La Musicoterapia ci consente di fare diagnosi, grazie a quello che si può giustamente definire un vero e proprio criterio osservazionale. Spieghiamo meglio.
Cosa sono i ‘pattern comportamentali’?
In poche parole osservando il paziente, quando egli si produce in un dialogo con il terapeuta, è possibile evidenziare dei pattern comportamentali che sono caratteristici di determinate patologie, di specifici disordini afferenti all’area neuro-psico-motoria. Questo accade sia con una persona normodotata, cioè un paziente con una vita normale, una scolarità, una famiglia, un lavoro, che si è rivolto al musicoterapeuta per problemi diversi come ad esempio l’ansia o la depressione e lo stesso può dirsi per un bambino con un deficit più o meno severo che però si annovera tra le patologie più invalidanti. Perciò si tratta in ogni caso di pattern che meritano di essere attenzionati poiché sono il punto di partenza dell’osservazione del paziente e su di essi si fonda, appunto, il suddetto criterio osservazionale. Ci si avvicina moltissimo, in tal modo, a quella che è la diagnosi corretta e risulta davvero dirimente confrontare i propri dati con quelli degli altri professionisti dell’équipe. Da questo punto di vista la Musicoterapia va giustamente pensata anche in questi termini e non solo come fondamento di trattamento e cura, ma anche come una metodica complementare ad altre per osservare più finemente il paziente e porre una diagnosi ancora più accurata poiché, lo ricordiamo, in Medicina vale un principio fondamentale che è il seguente: quanto più la diagnosi è accurata, tanto più precisa e mirata potrà essere la strategia terapeutica.
Chi può fare diagnosi, per la legge italiana?
Quindi il musicoterapeuta, in possesso dei titoli di formazione adatti (poiché, è fondamentale ricordarlo, la diagnosi può essere fatta solo da professionisti di due categorie sanitarie: il medico e lo psicologo) sarà in grado con i propri strumenti di valutare il tipo di patologia cui si trova di fronte, con tutte le sue caratteristiche peculiari e le sfumature meno macroscopiche e poi anche osservare finemente quelli che sono i nodi del disagio, per tentare di operare poi uno switch, cioè dei cambiamenti dello stato della persona naturalmente sul piano clinico. Questo può essere utile anche agli altri professionisti che lavorano nella cura della persona in oggetto, in quanto ad esempio in neuropsichiatria infantile si può rendere la Musicoterapia una metodica complementare ad altri test per avere un’osservazione il più possibile completa e pervasivamente condotta. Ad esempio, l’autismo infantile si giova molto dell’osservazione musicoterapeutica, che è in grado di mettere in risalto aspetti altrimenti evidenziabili con maggiori difficoltà.
Dott. Marco Di Matteo