RITARDI MENTALI E SINDROMI GENETICHE: QUALE TRATTAMENTO?

Cos’è il quoziente intellettivo?

Non potremmo parlare di ritardo mentale se non facessimo riferimento, in maniera preliminare ed inevitabile, ad un parametro fondamentale, il quoziente intellettivo o quoziente di intelligenza. Che cos’è il quoziente intellettivo? Non è altro che un punteggio, un valore numerico, che si ottiene attraverso uno dei numerosi test standard realizzati per lo scopo. Ciascuno di questi test (molti dei quali disponibili anche online, per chi volesse provare ad ottenere il proprio q.i.) ha lo scopo di ‘misurare l’intelligenza’, intesa come sviluppo cognitivo del’individuo. Ecco che allora, a seconda del valore che otterremo, saremo di fronte ad un ritardo mentale più o meno grave oppure ad una condizione di soggetto normodotato (o nel valor medio) o, diversamente e man mano che il q.i. continua a salire, potremo trovarci al cospetto di una persona con quoziente intellettivo brillante. E’ questo il caso dei bambini cosiddetti plus-dotati o ‘gifted’ (letteralmente: che hanno ricevuto il ‘dono’).

Classificazione del ritardo mentale

Il ritardo mentale in sé può essere quantificato come lieve, moderato, grave o gravissimo. Per ritardo mentale si intende un funzionamento intellettivo significativamente inferiore a quello che è il valor medio riferito alla popolazione e, dal punto di vista del valore soglia, esso è espresso da un q.i. inferiore a 70 ottenuto con un test di valutazione individuale. Segue una classificazione della gravità del ritardo per classi di punteggio:

Ritardo lieve: 50 – 70

Ritardo moderato: 35 – 50

Ritardo grave: 20 – 35

Ritardo gravissimo: < 20

Il quoziente intellettivo medio della popolazione si attesta intorno al valore di 100. Ciò vuol dire che la maggior parte delle persone che svolgono un test di intelligenza realizzano valori compresi tra 90 e 110. Se è vero che un punteggio compreso tra 110 e 120 si associa ad un pattern di intelligenza spiccata e brillante si consideri anche che soltanto il 2,5% della popolazione mondiale ha un q.i. superiore a 130 punti, con tutti gli evidenti crismi della genialità. Ad una percentuale analoga si associano punteggi inferiori a 20. E’ evidente che la distribuzione assume il classico andamento della curva di Gauss (o curva ‘a campana’).

Sono numerosissime le condizioni cliniche che si associano a ritardo mentale variamente quantificato ed i relativi fattori causali. Tra le cause rintracciabili di alterazioni neurologiche con ritardo è possibile annoverare: fattori genetici ed anomalie cromosomiche, difetti dello sviluppo intrauterino, agenti embriolesivi (virus, sostanze tossiche, insulti elettromagnetici), cause perinatali (complicanze asfittiche del parto, eventi vascolari del neonato), cause post-natali (meningiti, encefaliti). In un 10% circa dei casi non è possibile individuare alcun nesso di causalità. In tali quadri può risultare compromesso nella sua globalità lo sviluppo psico-motorio (o s.p.m.) dell’individuo e quindi il ritardo mentale è espressione non soltanto di un deficitario sviluppo cognitivo-linguistico, ma anche prassico e motricistico. Mi capita spesso di indicare l’aspetto della comorbilità (vale a dire l’associazione di più condizioni patologiche concomitanti) del ritardo mentale con altre condizioni associate al ritardo mentale, ma in cui esso non rappresenterebbe l’elemento primario. Uno dei casi più tipici è l’autismo infantile, in cui l’elemento dominante è rappresentato dalle turbe della comunicazione e della reciprocità sociale, ma è dato osservare che nella più parte dei casi vi è un ritardo mentale associato. Nel quantificare un ritardo da cui può risultare affetto un bambino effettueremo il confronto con il quoziente intellettivo medio ed atteso per pari età cronologica.

La musicoterapia può candidarsi a gold standard del trattamento?

La musicoterapia è uno strumento molto potente di intervento in questo gruppo di disordini. La funzionalità del dialogo sonoro nell’aprire un validissimo tramite comunicativo consente al terapeuta di operare cambiamenti sostanziali e misurabili a carico dello status clinico della persona. Pertanto ci sembra che tale metodica possa essere pensata come gold standard nel trattamento di tali patologie. Certamente avremo modo di sottoporre questo assunto alla comunità medico-scientifica e al legislatore. Passiamo in rassegna gli obiettivi clinici che un musicoterapeuta può porre in essere, sia preliminarmente all’approccio con un paziente di questo tipo, sia per quanto attiene alla pianificazione in itinere:

  1. Ridurre l’aggressività e l’iperattività del paziente
  2. Ridurre i movimenti stereotipati
  3. Estendere la curva dell’attenzione
  4. Rinforzare le abilità
  5. Esercitare la parola
  6. Implementare il cognitivo e l’apprendimento
  7. Implementare la motivazione
  8. Elicitare il temperamento
  9. Implementare la spinta alla condivisione
  10. Implementare gli elementi della comunicazione
  11. Implementare l’autostima e l’espressione delle emozioni
  12. Favorire l’integrazione delle funzioni psichiche
  13. Favorire l’apprendimento dei comportamenti adeguati a livello sociale
  14. Implementare la resilienza nel gestire gli stati emotivi negativi

Per qualsiasi desiderio di approfondimento sui temi trattati in questo articolo è possibile contattarmi ad uno dei recapiti indicati su questa pagina web. Infinite grazie per l’attenzione.

Dott. Marco Di Matteo

Dr. Marco Di Matteo

Medico chirurgo, musicoterapeuta clinico, docente e autore
Laureato in Medicina e Chirurgia, ha conseguito il diploma accademico di alta formazione in Musicoterapia. Docente incaricato di Chitarra Moderna presso lo studio musicale “Modern Guitar” di Pescara, docente accademico a contratto di Musicoterapia, C.T.U. Del Tribunale di Pescara, C.T.P. per la valutazione del danno biologico, autore letterario.

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